Avrei bisogno d'ali questa sera
per salire sulle stelle Sai,
mi hanno detto che sono belle
come le tue mani quando
si avvicinano al mio viso
e zittire mi fanno, con delicatezza.
Ogni forma di pudore è superata
quando ci si concentra troppo sul proprio io
quando si fa di se stessi il centro.
Mi manca la necessaria distanza
per dispormi sul prato come secchi
aghi di pino o filtri invecchiati di sigarette per
dire un attimo basta alla mia presenza
per sentire Presenza mosca
leggera
noiosa farfalla di velluto marrone
con le ali bordate di nero e un piccolo
punto bianco, come un occhio,
il mio occhio che vola.
E vola allora stasera se ti va di volare
sopra i fumi, i miasmi più putridi,
sotto polveri di dinamite, intorno
a magnifiche presunzioni e ancora
allo sbadato rincorrere vita tra la finzione.
Sono sceso da terra e ho promesso
un filo di vento, mezzo sogno pronunciato
a bassa voce, una sirena, un lampo
dieci centesimi per farti uno squillo
e sentirti riattaccare, Dio, stasera no,
non è il caso, non sono degno.
E mi spezzo e mi perdo e mi finisco mi
consumo come un breve passo consuma
la strada delle formiche, senza avere
la forza e la costanza di ricostruire
la casa perduta, la strada.
Sapevo che ti avrei deluso così disarmato involontariamente,
senza fare un gesto
una parola crociata che finisce con "aro" il
sapore del fiele, non un bacio, più.
Eppure mi passo ancora con cura
il filo interdentale e ti aspetto senz'ansia
e mi metto davanti un sorriso
come una carota ed
era "somaro"
la parola che mancava.
Ed ho perso quando ho vinto e vinto
quando ho perso il perduto possibile:
è sbagliato sognare senza averci pensato
perché il sogno si pensa e si aspetta e ci si crede
perché il sogno è l'unica cosa realizzabile
l'unica messa in scena valida del creato e
il mio sogno sei tu e chissà se te nei accorta.
Credo proprio di sì, altrimenti
non saresti tra le mie braccia, stasera.
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