Lontano
una notte,
sul monte,
solitario un pastore
cantare
a qualcuno
voleva,
ma in alto guardando
la luna e le stelle,
tremando,
un grido soltanto
ha levato.
Nessuno
è vicino.
Soltanto il suo corpo,
il suo cuore
di uomo o di donna,
e la voce,
sua sola compagna,
qual’ultimo aiuto
rimane:
del primo suo grido,
sol l’eco lontano
risponde.
Ma ecco
l’aurora.
Il mondo dei vivi
con suoni diversi
risveglia:
un trillo nei voli
richiama d’uccelli altri voli,
belati ineguali
rispondono,
in basso
risuonano
più lenti muggiti.
Unite,
ovunque si levino
dei cori più umani le voci
più alte, più basse,
più forti, più piane,
con toni ineguali,
infiniti,
rallegran la vita,
le pene più amare
consolano,
speranze riaccendon
d’amore.
Son canti diversi
in lingue diverse
ma d’animo uguale,
di uomini e donne,
da sempre nel mondo
a cantare
comuni vicende,
di storie passate, presenti,
di vita o di morte,
di pace o di guerra,
di odio o di amore.
Più in alto: preghiere!