Miele di castagno
di Luca Massaro
Riesco a esser me stesso
soltanto nello spazio d'un verso –
il verso che chiude ed equilibra
il pensiero costretto a una sfida.
Allora mi stringo e mi pongo
davanti al terrazzo d'autunno
e tento di berne i multicolori
la manifesta potenza cangiante
di vita che passa. Colgo
tre acini e due lamponi
e una pesca tardiva e m'attende
la voglia d'un muesli perfetto.
Il mio mielaio di riferimento
mi dice che il venti per cento
di api gli sono scomparse
nel volger della stagione.
Il suo è un triste lamento
ma resiste senza molta speranza
in questa terra che pare lontana
ma è anch'essa colpita dal veleno
di nubi che passano e portano
spremuta di marmitte cittadine
e altri fumi funesti del mondo
produttivo. Il mio mielaio sorride
e gli compro otto chili di castagno
il mio preferito, dal sapore pieno
delle femmine di Salomone.
Sono più povero di carta moneta
ma ho in casa un tesoro in barattolo
messo per l'appunto e mi si creda
sotto il materasso nella stanza
più fresca e lontano dalla luce.
Il miele è la mia risorsa miei cari
cinque lettori: è la mia forza
è il ricordo che si ripresenta
dei giorni in cui lo suggevo
dopo aver assaggiato altro miele.
Ricordo Venezia, la Fonte del Farniente
e altri imboscamenti in questa valle
che resiste al grigio cemento.