Con il passar degli anni cambiano i gusti, cambia la moda: dall’abbigliamento serio e composto di 100 anni fa siamo passati ad un modo di vestire molto più libero e meno conformista del periodo attuale, dove tutto sembra aver ingranato la quarta.
Durante questa corsa verso il futuro non c’è molto tempo per curare l’abbigliamento, quindi si privilegiano capi che non abbiano bisogno di essere stirati né tanto meno riparati, anzi .. delle camicie stropicciate e dei pantaloni strappati ne abbiamo fatta una moda, relegando in fondo al baule in soffitta, ago filo bottoni e ferro da stiro.
Cento anni fa sarebbe stato impensabile andare a passeggio con i calzoni strappati anche per il più povero tra i poveri, mentre oggi invece, compriamo buchi e strappi pagandoli profumatamente, perché ci fanno sentire ben integrati nel tessuto sociale moderno.
I giochi e gli sport hanno resistito più di altri costumi all’attacco della modernità e molti mantengono ancora intatta la loro attrattiva.
La palla è sempre tonda e nonostante ogni domenica ventidue piedi la prendano a calci, riesce tuttora a mandare in delirio migliaia di persone! La bicicletta ha sempre due ruote e può vantarsi di avere ancora seguaci appassionati di tutte le età. La corda per saltare e il cavallo a dondolo hanno subito un forte calo di consensi scendendo clamorosamente nella classifica, ma mantengono ancora inalterato il loro look originale e sono la felicità di genitori alternativi.
Ma la novità veramente rivoluzionaria degli ultimi anni in campo ludico, sono i videogiochi che stanno eclissando tutti gli altri balocchi. I videogiochi sono magici, non sono ingombranti, sono comodi e riposanti, non fanno durare fatica né fisica né mentale, sono perfette baby-sitter non retribuite, sequestrano l’attenzione e la concentrazione, ti isolano e ti trasportano in un mondo fantastico di una realtà virtuale preferibile alla realtà effettiva, che talvolta è faticosa e spiacevole da affrontare.
Sempre più ansiosi di aumentare la velocità abbiamo adeguato anche i mezzi di trasporto ai tempi che “corrono”. Se si pensa a quelli passati, la prima immagine che viene alla mente è una possente locomotiva a vapore nera e puzzolente diventata oggi un pezzo da museo, che esce un paio di volte l’anno dalla rimessa per la felicità di fotografi e bambini. Notevole è il balzo tecnologico tra lei e un Freccia Rossa che viaggia a 300 km orari e ci ha portato Roma e Milano sull’uscio di casa.
Pensate alla differenza tra un antico Garelli Mosquito e uno scooterone dei giorni nostri, talmente scattante e veloce che spesso il corpo e la mente non riescono a stargli al passo e lo scarto tra azione e reazione, può esser talvolta fonte di seri guai.
La tecnologia e l’elettronica hanno trasformato anche il lavoro. Le macchine hanno sostituito l’uomo nei lavori faticosi e ripetitivi, l’arrivo dei computer, gli impieghi informatici hanno aperto nuovi orizzonti, abbattuto barriere e aperto nuove frontiere. Tutti cerchiamo di fare lavori che non comportino fatica e sudore, facciamo studiare i nostri figli affinché possano occupare in futuro posti di prestigio. Ci piace definirci tecnologici e nessuno vuol fare i lavori più umili.
La tecnologia ha fatto progressi giganteschi, ma non ha fatto altrettanto il progresso della civiltà. Con la globalizzazione e l’avvento di internet le distanze si sono accorciate, i popoli, solo apparentemente, sembrano più vicini, ma c’è una umanità che bussa alla porta, una umanità che non ha paura di sporcarsi le mani pur di poter mangiare una volta al giorno, una umanità che vuole lavorare con fatica e sudore per far sopravvivere i propri figli, una umanità alla quale dobbiamo risposte in termini di civiltà e di responsabilità.
Non è per nostalgia verso un passato che perfetto non era che ci dovremmo soffermare a riflettere sulla accelerazione che abbiamo dato al nostro tempo in una gara di velocità della quale ci è sconosciuto perfino il punto di arrivo, ma per amore del nostro futuro e rispetto per la terra che ci ospita.
Usi e costumi ieri ed oggi: un tema che costringe alla riflessione.