Che ne dite di una introduzione graduale alla cucina napoletana?
Vi garantisco che ne vale la pena.
Un giusto equilibrio fra piatti della cucina toscana ed altri di quella campana, fanno una ricchezza di gusti diversi, favolosa. Provare per credere!
Premessa
1) Ho vissuto a Napoli per trenta anni.
2) “mammà” era mia suocera, che io chiamavo così per distinguerla da mia madre, che era
“ la mamma”
3) patane, tradotto in toscano, significa patate
Piatto ipercalorico (vale due… piatti)
Le quantità sono approssimative.
Per i pignoli che stanno con la ricetta in mano, le dosi descritte sono per 4 porzioni.
Un po’ di più o un po’ di meno non cambiano le cose…
800 grammi di patate
100 grammi di carne secca (a Napoli ventresca)
300 grammi di pelati, se non danno fastidio le bucce meglio una decina di pomodori ciliegini
1 cipolla grande
250 grammi di pasta
olio, sale, un po’ di peperoncino piccante (poco) o pepe
Tagliare sottilmente la cipolla e la carne secca a cubetti e fare soffriggere in un tegame con l’olio. Intanto tagliare anche le patate a cubetti.
Nel soffritto mettere a rosolare le patate, poi aggiungere i pomodori a pezzettini e soffriggere ancora pochi minuti, poi aggiungere acqua e far cuocere.
Adesso parliamo della pasta che non è tutta uguale e che ha una propria “personalità” e le sue preferenze.
Per questo piatto occorre la “pasta ammiscata” che sono tanti tipi di pasta diversa messi insieme (1).
Ma difficilmente si trova qui in Toscana. La Coop fa una “Pasta mista”, ma se non la trovate, vanno bene anche gli spaghetti di media grandezza, spezzati.
Aggiungere a questo punto la pasta, facendo attenzione a non bruciarla e aggiungendo un po’ alla volta, altra acqua.
L’abitudine napoletana la vuole “azzeccosa”, cioè non liquida, anzi, il cucchiaio deve rimanere in piedi nel tegame! E’ buona anche un po’ più brodosa, ma poco, eh?!.
Insomma non deve aver niente a che vedere con la minestrina!!
Immi’ marito, napoletano verace, dice, parafrasando una poesia di Eduardo De Filippo:
- ‘A pasta e patane ca piace a me, ‘a faceva solo mammà. ‘A che m’aggio spusato a te, ne parlammo pe’ ne parlà.
Io non mi offendo, perché e vero.
note
(1) Ottima usanza per utilizzare tutti i rimasugli di pasta avanzata nei sacchetti (ndr)
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