Non m’è più grata cosa
del sole che scompare
da dietro i tetti lenti,
della pioggia che cade
nei miei giorni dolenti
di goccie tarde e rare.
Del correre del mare
fino a morire a riva
d’onde in mille pieghe,
dell’esistenza schiva
c’ ho tra dolori e beghe
non so più grata cosa.
Di questo gran rumore
che assilla il mio avvenire
come fa il vento ai rami,
dacchè mi fa capire
quanto il silenzio ami
non ho cosa più grata.
Della madre accurata
che para una bambina
in braccia nude e rosa
dalla pioggia fina,
no, non più dolce cosa
è al mio mesto cuore.
Non m’è più grata cosa
d’un bacio nella notte
cui corrono le stelle
cadendo forse rotte
in fondo al cielo delle
spiagge zitte e deserte.
Delle finestre aperte
ai colli in lontananza
che non ho mai corso,
della mia cara stanza
che sa onta, pena e morso
non m’è più grata cosa.
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