Con i mezzi pubblici e a piedi in quattro giorni
Siamo partiti alle 6,40 di sabato 3 aprile 2004 con il treno Eurostar da Firenze per Napoli, con lo zaino pieno del necessario per una semplice vacanza di tre-quattro giorni sulla Costa Amalfitana.
Alla prima edicola alla stazione di Napoli ho comprato una guida della Costa e i biglietti per la circumvesuviana.
Abbiamo proseguito quindi con questa linea ferroviaria comodissima che ci ha portato fino a Pompei, nostra prima meta.
Piacevoli sensazioni si provano a fare i turisti italiani confusi in mezzo a soli turisti stranieri… Godere nell’inventarsi ogni ora della giornata, senza essere legati a programmi, ad orari, ad appuntamenti.
A Pompei, seduti ad una bancarella agghindata di aranci e cedri in una sinfonia di colore e profumo, ci siamo mangiati una fetta di pizza e bevuto limonata e aranciata. Abbiamo lasciato gli zaini nella camera prenotata per la notte al Campeggio Zeus, a tre passi dagli scavi archeologici e ci siamo immersi nell’atmosfera di 2000 anni fa, muniti di mappa e di auricolare, guide semplici ed efficaci.
All’inizio della visita alla città non ci sentivamo così emozionati come lo eravamo stati quando, per la prima volta, avevamo visto Ercolano, ma più la passeggiata continuava più noi ci sentivamo prendere il cuore da ciò che vedevamo.
Entrare nel vecchio panificio, posare i piedi sulle pietre consumate dalle ruote dei carri, entrare nelle terme dove circolava aria calda nell’intercapedine tra due pareti, ammirare i dipinti della Casa dei Misteri, sedere su un gradino ad osservare la splendida piazza del Foro, entrare, quasi vergognosi, nelle piccole stanze del Lupanare e immaginare i giochi erotici che lì vi si svolgevano, ammirare i pavimenti di mosaico e pensare alle mani che li hanno composti, agli innumerevoli movimenti delle dita occorsi per creare un disegno formato da migliaia di piccoli quadretti di marmo colorato, gettare l’occhio curioso all’interno di case lussuose o nelle botteghe, camminare per i vicoli, toccare le colonne, tutto questo ci trascinava dentro un vortice di antiche sensazioni.
Pompei commovente.
Pompei silenziosa.
Pompei sempre viva.
Pompei di tutti.
Pompei il nostro passato.
Capace di trasmettere emozioni come un ricordo caro alla memoria.
Che dire di più?
Quando ne esci, hai voglia di silenzio, per poter ascoltare ancora quello che questa muta città ha saputo raccontare alla tua mente.
Il segnapassi segna 16 km percorsi nella giornata.
Campeggio Zeus, camera spartana, essenziale, water senza seggetta, non e’ indispensabile, doccia senza cabina, ma tanto chi ha voglia di fare il bagno?
Il ristorante del campeggio ancora non ha aperto l’attività della stagione, quindi, pur a malincuore siamo costretti ad incamminarci ancora una volta alla ricerca di un posto dopo cenare. Lo troviamo abbastanza vicino, siamo i primi clienti della serata, accendono le luci al nostro arrivo. Cotoletta alla milanese dura come una soletta, commestibile, pare, la frittura mista.
Ho un disturbo durante la notte, vomito, diarrea, tremo dal freddo. Che sia stato il virus Caterino?
Se domattina mi sento ancora così dobbiamo tornare a casa.
Comunque sia, abbiamo visto Pompei.
Mi addormento oltre mezzanotte, quando cessa anche il transito della circumvesuviana che passa ad un metro dal letto.
Al mattino sto bene, non ho fame, ma sto bene. Un tè con molto zucchero e via si prosegue per Positano.
4 aprile domenica delle Palme.
La Circumvesuviana ci porta fino a Meta di Sorrento.
Abbiamo da aspettare circa 45 minuti l’arrivo della Sita che ci porterà a Positano, quindi ci avviamo su per la salita che porta alla chiesa.
Nella piazza cittadini in festa, ben vestiti, famiglie intere, tanti bambini; ognuno porta un ramo d’olivo agghindato con nastri colorati, piccole caciotte e confetti. Atmosfera serena di festa, bello questo Sud che mantiene ed ama le sue antiche tradizioni.
Stoniamo in mezzo alla folla, noi con i nostri zaini, ma due bimbi che ci fanno dono di un ramo di olivo ci fanno sentire in famiglia.
Con un leggero ritardo ecco arrivare la Sita che prendiamo davanti alla stazione della Circumvesuviana. Il pullman è pieno di stranieri in vacanza….
Scendiamo alla prima fermata di Positano, vale a dire a 100 metri sul livello del mare, e siamo arrivati al centro del paese scendendo per i vicoli scalinati pensando a quanto sarebbe stato triste il risalirli per tornare a riprendere la Sita!!!!
Ecco l’immaginata Positano, con la sua strada centrale che strabocca di colore dove dai negozi esce un’alluvione di gialli, arancioni, ruggine, rossi, bianchi ed eccoli i famosi e bellissimi abiti di Positano! Non lascerò questo posto senza portarne uno con me!
Verso le due del pomeriggio, naturalmente con un nuovo pacchetto nello zaino (!!), prendiamo l’autobus che, pietoso, ci eviterà la fatica della salita.
Con un sincronismo perfetto (i trasporti in quella zona sono efficientissimi) come scendiamo dall’autobus ecco arrivare la Sita.
Ma non facciamo a tempo a gioire quando ci ricordiamo di non aver fatto i biglietti. L’autista ci fa salire ugualmente con l’intenzione di farceli comprare alla fermata successiva.
Non riusciamo a trovarli e quindi dopo aver fatto circa 4 chilometri decidiamo di scendere per non correre il rischio di pagare la multa.
Ciao buon proseguimento, mi dispiace! L’autista ci saluta.
Ancora 4 chilometri ci separano da Praiano la nostra meta successiva.
C’è poco traffico, c’è il sole ma non fa caldo, è bello camminare a piedi anche lungo la statale. Arrivati nei pressi del paese un cartello ci informa che Praiano è patrimonio dell’UNESCO.
Beviamo una birra al bar sulla strada; telefono al campeggio e mi dicono che aprono la prossima settimana.
Chiamo allora la pensione La Conchiglia in località Marina di Praia, vuoi vedere che è proprio il posto descritto nella guida e che volevo andare a vedere? Mi risponde una signora molto cortese che ci dà la disponibilità di una camera per la notte e si offre di venire a prenderci con la macchina, dato che dovremmo fare ancora più di un chilometro a piedi per arrivare da lei. Giungiamo finalmente in questa gola che racchiude in sé, come dentro ad una conchiglia, l’antico villaggio di pescatori con la chiesa, le sue case bianche e le barche colorate. Davanti ad una bottega un pescatore seduto su uno sgabello cuce e ripara le reti. Lasciati gli zaini nella camera andiamo a fare una passeggiata fino alla rocca saracena. Sullo stradello sono inserite figure di ceramica di animali marini e terrestri.
Dopo un bel sonno in una camera comoda e pulita riprendiamo gli zaini in spalla e decidiamo di arrivare fino alla grotta dello Smeraldo passando dalla montagna per un sentiero che inizia proprio dalla statale che passa sopra Marina di Praia.
5 aprile lunedì
Il tempo è bello, siamo felici di camminare su questi monti respirando l’aria del mare e sorpresi e affascinati da questo paesaggio singolare. Arriviamo fino a Furore (così ci dicono si chiami questo paese) che ci accoglie con parole poetiche che possiamo leggere lungo la sua passeggiata e discendiamo poi fino a chiudere l’anello che ci riporta nuovamente sulla statale.
Raggiungiamo la grotta dello Smeraldo altra meta in programma. Scendiamo a piedi lungo la scalinata che porta fino alla grotta godendo della vista di questa costa stupenda e del suo mare. Una guida gentile ci accompagna dentro la grotta facendocela visitare in barca.
Specchi di magico azzurro catturano i nostri occhi; le tre pallide figure della Sacra Famiglia poste sul fondo ci suggestionano e ci inteneriscono.
Torniamo risalendo la stessa interminabile scalinata e in attesa di prendere la Sita per Amalfi ci concediamo un gelato mangiato seduti sui gradini del retro del ristorante che si affaccia sul mare e al riparo dal vento.
Arriviamo ad Amalfi nel primo pomeriggio e dopo aver lasciato gli zaini alla Pensione Iole, dove passeremo la notte, ce ne andiamo a zonzo per la città. Non ci facciamo intimorire dalla ripida scalinata (e dai..) in cima alla quale ci aspetta il Duomo; non ci infastidiscono, anzi ci piacciono, i tanti negozi turistici lungo la strada centrale che percorriamo fino alla parte alta del paese, dove
sentiamo sotto i nostri piedi e sotto l’asfalto della strada un rumore di acqua che scorre.
Incuriositi proseguiamo fino ad arrivare a vedere il fiume che scorre all’aria aperta e in aperta campagna e che è stato imprigionato prima che entrasse nella città.
Insaziabili andiamo anche a visitare un antico chiostro, per vedere il quale occorre entrare dentro un albergo che ne ha la proprietà. Finiamo la serata a cena da Barracca insieme a tanti turisti stranieri unici in questo periodo primaverile.
Amalfi è una città turistica, ma non è mummificata. La senti viva e pulsante, la senti appartenere ai suoi abitanti prima che ai turisti. E’ bella, degna della sua storia e della fama che gode.
6 aprile martedì
Ultimo giorno. Dobbiamo rientrare. La Sita ci porta fino a Salerno, dove la costa in questo tratto è ancora più suggestiva e affascinante. Dal finestrino vedo scorrere un paesaggio imponente, vedo passare paesi come Erchie sul mare e Cetara che mi lasciano il desiderio di tornare.
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