Muri di pietre grigie

- Fra poco è l’ora di cena e il babbo non è tornato. Vai a vedere se è sempre al circolo!

La bambina uscì in strada e si diresse al circolo.

- Qui non s’è visto!

Allora lei s’incamminò per la via principale e chiese ai conoscenti se l’avessero incontrato, ma nessuno aveva scorto suo padre. Così pensò:

- Sarà andato all’orto!

L’orto, una stretta striscia di terra in riva al fiume, era lontano. Il sole era già tramontato e l’aria imbruniva. Che fare? La mamma le aveva detto di avvertirlo, era ora di cena! Certamente doveva essere all’orto.

Percorse velocemente la via principale, poi le case del borgo terminarono e dopo qualche centinaio di metri la bambina giunse all’imbocco di una strada sterrata, stretta fra l’alto muro del convento delle suore camaldolesi e quello più basso del cimitero vecchio. Era un cimitero ormai dismesso, ma non ancora sgomberato dalle vecchie tombe. C’erano tante lapidi, in parte intere in parte rotte, attaccate dai muschi e dai licheni, alcune piegate, altre con croci arrugginite ornate di fiori di latta. Dappertutto erbacce, pruni e rampicanti e fruscii di serpi.

Il muro delle suore di clausura invece era pulito, ma altissimo, incombeva sulla strada e svettava verso il cielo ormai opaco, rubando l’ultima luce.

Giunta in fondo, girò a sinistra, su un viottolo che costeggiava il fiume, il cui letto giaceva più in basso fra rive piene di ciottoli e pietroni. L’orto del babbo era un po’ più avanti.

Affrettò il passo per arrivare prima che facesse buio: certamente il babbo era lì e sarebbero tornati insieme.

Ma il padre non c’era. Non c’era proprio nessuno intorno. Ormai era davvero scuro, se ne rese conto quando non ebbe risposta e sentì solo il suono dell’acqua corrente.

Allora tornò indietro camminando svelta svelta. Si impose di non pensare a niente, altrimenti il cuore le avrebbe fatto male. Imboccò la strada fra il cimitero abbandonato e il muro delle suore. Allora le vennero in mente i racconti delle donne del paese, quando facevano l’uncinetto sulle panchine dei giardini:

- Ci si sente… Si sentono rumori di pietre che cadono… Sono i morti… Uno li ha visti…

- Nei cimiteri vecchi ci sono i fuochi fatui, si muovono…

- Io avrei paura a passar di lì di notte!

La maestra le aveva spiegato che cosa erano i fuochi fatui, perciò temeva di vederne qualcuno.

Tenne lo sguardo fisso a terra, sulla strada, che ora era sempre più buia fra quei muri scuri e minacciosi! Si impose di stare calma: lei non aveva paura, lei non aveva paura, lei non…

Ormai la fine del percorso era vicina, le giungeva il chiarore della via principale e allora prese a correre per far passare il terrore che l’aveva invasa. Proprio quando vi sbucò, andava così disperatamente forte che inciampò nel cordolo del marciapiede, cadde e si sbucciò un ginocchio.

Si rialzò in fretta e corse a casa. Il babbo era già seduto a tavola.

- Ma dove sei andata? - Le chiese la mamma.

- All’orto, a cercare il babbo, non lo trovavo in nessun posto!

- All’orto di buio!! Sei passata a quest’ora dal vecchio cimitero? Ma se tutti ne hanno paura e di notte non ci passa nessuno. Ti sei spaventata?

- No, no; ioo… non ho paura!

- E quel ginocchio?

- Sono solo inciampata.

E mentre il suo cuore a poco a poco rallentava e anche il respiro si faceva silenzioso, la mamma, rivolta al babbo, esclamò indicando lei:

- Questa qui non ha paura di nulla!

Così andò: ormai si era fatta una reputazione e da allora fu costretta ad avere coraggio, non poteva smentirsi!

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