Racconti

UNA DONNA SUL TRENO AL TEMPO DEL CORONA VIRUS

Era un treno come tanti altri, anche se io di treni non ne conoscevo molti. Non erano più i tempi di quando tutte le mattine ne prendevo uno per andare e tornare da scuola, ma quella mattina dovevo andare a Firenze e non avevo voglia di stare attento ai viali, alle macchine che li percorrevano con protervia e presunzione, con prepotenza. Un treno moderno che sembrava nato vecchio, fatto con materiale che voleva essere frivolo nei colori.

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E IL CORVO PASSEGGIAVA

E IL CORVO PASSEGGIAVA

Seduto a un tavolo del bar Giardino di questo San Terenzo così ligure e marinaro, pensava alla Sicilia e ordinava a un cameriere affabile una granita. A che gusto signore?

Gli venne spontaneo pensare a quei piaceri siciliani, a quello di un mattino a Milazzo in attesa di un aliscafo per Vulcano, una crema più che una granita, si poteva dire un gelato fatto con l’acqua e non con il latte, ma di una delizia unica, al sapore di caffè. Un doppio caffè, aveva pensato allora, da come si sentiva in tutto il palato il sapore e il gusto, anche il profumo.

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Il cagnaccio del bosco

Tocca a me la mattina portare le pecore al pascolo del bosco. Io vado a scuola il pomeriggio e i
cugini, più grandi, ci vanno la mattina. Anche mia sorella va il pomeriggio come me ma deve
portare i maiali ai castagni. Comunque, meglio le pecore dei maiali: sono tranquille e basta mandare
avanti la Gigia e tutte le vanno dietro. I maiali, invece, a volte scappano e mia sorella ha le gambe
più lunghe di me per inseguirli.
Io faccio la seconda e non sono piccino, anche se mia sorella, che fa la seconda come me, ha un

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Muri di pietre grigie

- Fra poco è l’ora di cena e il babbo non è tornato. Vai a vedere se è sempre al circolo!

La bambina uscì in strada e si diresse al circolo.

- Qui non s’è visto!

Allora lei s’incamminò per la via principale e chiese ai conoscenti se l’avessero incontrato, ma nessuno aveva scorto suo padre. Così pensò:

- Sarà andato all’orto!

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Un momento di paura

Avevo esattamente cinque anni e mi trovavo  nel corridoio della mia casa.
Era una notte buia e silenziosa e mi era venuta una gran sete; ma il buio avvolgeva tutto.
Ero così spaventata che mi costrinsi a chiudere gli occhi.
Il buio aveva trasformato gli oggetti in cose spaventose: il giubbotto appeso all' attaccapanni sembrava un uomo intento a fissarmi incessantemente; il divano un grosso leone addormentato.

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