Cammino nel quartiere. La passeggiata è piacevole nonostante il rumore del traffico. Passata la chiesa di Legnaia c’è un tratto della vecchia via Pisana dove il tempo può, talvolta, fermarsi. Un punto preciso ne segna il confine.
Imbocco la strettoia e avviene la magia, una pausa del traffico e la strada si trasforma in un palcoscenico; un silenzio d’altri tempi cala nella via; posso udire i mie passi, lo sbattere di un portone, il drin drin di un campanello; l’ortolano con una cassetta di legno sotto il braccio cammina lungo il marciapiede e fischia un vecchio tango “violino tzigano”.
Nessun suono inappropriato altera questa rappresentazione reale e pur fantastica; ogni suono si manifesta nel giusto istante, ogni suono si percepisce distintamente, nessuno si sovrappone all’altro .. Intuisco una regia sapiente e chiudo gli occhi perché non ho bisogno di vedere, sono i suoni gli interpreti di questa azione scenica.
Il fischio si attenua, il violino tzigano, allontanandosi, suona solo per me. Rimango a gustarmi quest’attimo congelato, non drogato dal presente, lucido e ripulito dal tempo come i ricordi di bambina.
Dura un minuto forse meno, poi il tempo riprende a scorrere insieme al rumore dei motorini, dell’autobus e delle auto che passano, ed io continuo il mio cammino in compagnia di un benessere interiore che mi tiene il cuore al calduccio e mi colora i pensieri, come se fossi passata attraverso l’arcobaleno.