Andrea Bartalesi

UNA DONNA SUL TRENO AL TEMPO DEL CORONA VIRUS

Era un treno come tanti altri, anche se io di treni non ne conoscevo molti. Non erano più i tempi di quando tutte le mattine ne prendevo uno per andare e tornare da scuola, ma quella mattina dovevo andare a Firenze e non avevo voglia di stare attento ai viali, alle macchine che li percorrevano con protervia e presunzione, con prepotenza. Un treno moderno che sembrava nato vecchio, fatto con materiale che voleva essere frivolo nei colori.

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SOLO

Sorpreso del viver ogni giornata
e tutto quel che accade è una sorpresa
senza ricordi distorti dalla lente
del triste sentimento, nostalgia.

Non notar lampi di angoscia
negli occhi della gente che io vedo
e pensar che sia di un gatto
il bagnato miagolare di una sera.

Attraversar le piazze di accese luci
con un vento di novecento visi
che so di conoscer e non ricordo
e dormire dove la notte mi fa buio.

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E IL CORVO PASSEGGIAVA

E IL CORVO PASSEGGIAVA

Seduto a un tavolo del bar Giardino di questo San Terenzo così ligure e marinaro, pensava alla Sicilia e ordinava a un cameriere affabile una granita. A che gusto signore?

Gli venne spontaneo pensare a quei piaceri siciliani, a quello di un mattino a Milazzo in attesa di un aliscafo per Vulcano, una crema più che una granita, si poteva dire un gelato fatto con l’acqua e non con il latte, ma di una delizia unica, al sapore di caffè. Un doppio caffè, aveva pensato allora, da come si sentiva in tutto il palato il sapore e il gusto, anche il profumo.

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Aspetto il treno

La vacca, con il suo andare che sembrava non conoscere destinazione, sbucò dal sottopassaggio del terrapieno della ferrovia. Dietro, un barroccio rimbalzava nelle buche dello sterrato. Sulla stanga del barroccio, verso il centro della via, Beppe di Pentorin, seduto, lasciava penzolare le due gambe accavallate.

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